Le Ragazze di San Frediano | Venere di Urbino
15641
post-template-default,single,single-post,postid-15641,single-format-standard,unselectable,ajax_fade,page_not_loaded,,qode-title-hidden,qode_grid_1400,qode-theme-ver-17.2,qode-theme-bridge,qode_header_in_grid,wpb-js-composer js-comp-ver-5.6,vc_responsive

Venere di Urbino

Quasi 500 anni fa, nel marzo 1538, il rampollo della dinastia dei duchi di Urbino, Guidobaldo della Rovere, sollecitava più volte il suo agente a Venezia per l’acquisto della “donna nuda” che era in mano a Tiziano e, al tempo stesso, chiedeva insistentemente alla madre il denaro necessario per acquistare il dipinto.
In risposta, l’austera duchessa si opponeva fermamente e non sborsava neanche un ducato al capriccioso e lascivo figlio.


Il seducente nudo rimase qualche tempo nella bottega del pittore, ma Guidobaldo, ostinato, assicurava che lo avrebbe comunque acquistato, anche “coll’impegnare qualcosa di mio”. Difatti, grazie a tanta ostinazione, il dipinto giunse infine ad Urbino, per essere collocato nella stanza da letto del rampollo e della sua giovanissima moglie. Proprio a quest’ultima, Guidobaldo intendeva indirizzare la posa discinta della Venere, per suggerire in modo non troppo velato, l’atteggiamento che la novella mogliettina avrebbe fatto bene ad assumere nei suoi confronti: fedele, sì, come mostrava il cane ai piedi del letto, eppure disposta a compiacere le voglie del marito.


Un critico dall’occhio fino come Giorgio Vasari notava, a tal proposito, che le lenzuola su cui giace la donna sono sfatte.
Chi poteva averle stropicciate, dunque, se non Guidobaldo stesso, dopo una notte d’amore?

No Comments

Post A Comment

error: Content is protected !!